Quest’ultimo, inviato come corrispondente del settimanale francese Gil Blas ad Adrianopoli per raccontare la prima guerra balcanica, scrisse, in seguito a questa esperienza, Zang Tumb Tumb, una sorta di celebrazione dell’energia sprigionata da tale conflitto, la cui violenza e ferocia sono percepite da Marinetti come musica, come un teatro piacevole e rinnovatore. Lo stile della poesia è un chiaro esmpio del messaggio futurista: il poeta scrive parole in libertà, che servono a commentare la guerra come didascalie rappresentando le sensazioni suggerite dal bombardamento nella maniera più oggettiva e fedele possibile. Egli non “descrive, piuttosto “raccoglie” e “annota” tutte le impressioni, le immagini, i suoni e i colori di una tipica giornata di guerra. La nostra attenzione ricade ovviamente sui colpi, espressi con le onomatopee più disparate possibili. Compaiono i “tan tuuuumb” delle bombe, i “taratatatata” delle mitragliatrici, e tanti altri.
Per garantirvi una fruizione più suggestiva della poesia, ho preferito inserire, al posto del testo, un video in cui il componimento viene recitato, in modo tale da potersi rendere conto anche del particolare ritmo, veloce e incalzante.
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